di Laura Frigerio
Viviamo in una società in cui ci si divide in fazioni opposte per qualsiasi cosa, dalle questioni più banali a quelle più serie. Ognuno tende a prendere la propria posizione in maniera granitica
e la porta avanti con convinzione, senza lasciare alcun spiraglio alle domande, ai dubbi e persino al dialogo con chi la pensa diversamente, propone un punto di vista alternativo o semplicemente
si limita a far notare che, tra il bianco e il nero, esiste sempre il grigio.
È per questo che non ci ha stupito leggere, in occasione dell'uscita su Netflix della docuserie "Il
caso Yara: Oltre ogni ragionevole dubbio", articoli e post indignati (con toni per nulla pacati) da parte di coloro che non accettano che Gianluca Neri (già autore di
"SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano") abbia sviluppato e diretto un documentario in cinque episodi che mette in luce aspetti ed elementi trascurati (e in alcuni casi, diciamolo, silenziati)
dalla stessa stampa nel corso degli anni.
Una stampa che purtroppo, come è già capitato in altri casi di cronaca, ha influenzato e non poco l'andamento delle indagini.
La docuserie ripercorre il tragico caso di Yara Gambirasio, scomparsa a soli 13 anni una sera del novembre 2010 a Brembate di Sopra (BG) mentre percorre i 700 metri che separano
casa sua dalla palestra in cui pratica ginnastica ritmica, ricostruendo anche l'indagine che portò alla cattura di Massimo Bossetti il quale, anche oggi, continua a dichiararsi
innocente.
E proprio Bossetti, come la moglie Marita, vengono intervistati e raccontano la loro verità.
Però attenzione a liquidare "Il caso Yara: Oltre ogni ragionevole dubbio" come un documentario "innocentista". In realtà Gianluca Neri e il suo team hanno fatto un lavoro ottimo, molto
meticoloso, onesto e basato su elementi oggettivi: attraverso testimonianze, ricostruzioni, interviste esclusive e materiali inediti si esplorano gli eventi legati al caso, le accuse di
depistaggio e i sospetti sui metodi investigativi.
Per la realizzazione della docuserie è stato attuato uno studio rigoroso e approfondito di tutti i 60 faldoni (60.000 pagine, oltre a centinaia di gigabyte di immagini, audio e video) dei
documenti che compongono l’inchiesta. Un totale di migliaia di ore di materiale video visionato, che è stato poi sintetizzato in 118 minuti complessivi di reperti, recuperati da venti archivi
diversi e integrati come parte fondamentale del racconto.
Un lavoro che merita assoluto rispetto ed è per questo che vi consigliamo di vedere la docuserie, liberi da qualunque preconcetto. Dopo la visione potrete rimanere della vostra opinione oppure vi
ritroverete a farvi qualche domanda.
INFORMAZIONI SULLA DOCUSERIE
Il lavoro di documentazione è iniziato già nel 2017 (quasi quattro anni prima dell’uscita di SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano), e gli autori hanno iniziato a delineare la struttura della
docuserie nel 2021.
CREDITI
Una docuserie sviluppata e diretta da Gianluca Neri
Produzione: Quarantadue
Prodotta da Gianluca Neri, Massimo Rocchi e Marco Tosi
Scritta da Carlo G. Gabardini, Gianluca Neri e Elena Grillone
Scritta in collaborazione con Alessandro Casati, Cristina Gobbetti, Camilla Paternò
Fotografia: Diego Romero Suarez-Llanos (A.C.E.), Stefano Grilli
Montaggio: Davide Molla, Alessandro Pelegatta, Nicola Quarta, Riccardo Ramazzotti
crediti foto: ufficio stampa Netflix